“Contrabbandieri d’amore”: la recensione de “La stamberga dei Lettori”

La storia di questo romanzo, che si può ascrivere a metà strada tra lo storico e il sentimentale, è apparentemente centrata sui due fratelli napoletani, Cecilia ed Eugenio che, rimasti soli negli anni Venti, si lasciano persuadere dal sogno americano e si imbarcano dalla loro Napoli alla volta degli Stati Uniti d’America. Di fatto, per quanto comunque le vicende personali dei due protagonisti, le loro difficoltà e i loro amori contrastati rimangano comunque il perno della trama, Contrabbandieri d’amore per me si può quasi definire un romanzo corale, laddove non si parla e non vengono soprattutto affrontate le dinamiche personali dei personaggi, ma si respira l’intera storia di una generazione di persone, di una categoria di immigrati che hanno animato e popolato la vita del Nuovo Mondo alla ricerca della speranza, raccontando senza troppi fronzoli a volte anche il dramma di una vita passata dalla fuga all’emarginazione, che spesso ha rischiato di frantumare i sogni più che realizzarli.

Non importa se a quel tempo i fuggitivi poveri e impauriti fossero italiani, o ancora prima, come nel caso di Lisbeth e Sidney, irlandesi, anche se questi ultimi naturalizzati americani da almeno una generazione, quello che si rileva dal racconto è proprio la motivazione per cui si scappa dal proprio mondo e il desiderio di rivalsa e di una vita migliore, che acquisisce la consistenza che va oltre al miraggio.
In questo senso si può tranquillamente affermare che il libro proposto dalle due scrittrici Costantini – Falcone sia attuale. Terribilmente attuale.
Basta guardarsi intorno, ascoltare i telegiornali e ripensare in questa prospettiva quanto accade adesso per le popolazioni che fuggono verso l’Europa, alla ricerca di salvezza. L’empatia, dopo questa lettura, diventa talmente forte da portare davvero il lettore a comprendere il dramma di queste persone, a riuscire a farlo proprio.
Un altro argomento molto caldo del testo è di certo il confronto/scontro tra culture, laddove l’America costituisce e si presenta come un effimero mondo evoluto mentre l’origine italiana dei due giovani risulta ancora arretrata, nel suo volersi arroccare ai codici di comportamento morali e alle sue superstizioni.

La ricostruzione storica che fa da cornice al romanzo è cesellata in piccoli e precisi dettagli che denotano uno studio puntuale della documentazione, dei resoconti, condito e arricchito dall’emotività dei personaggi che in qualche modo realizzano una storia prontamente veritiera.
Per scappare alla vita di stenti i due giovani si imbattono nell’organizzazione malavitosa, suddivisa in aree di controllo, in origine ed etnia, in accordo e disaccordo, tanto che gli eventi riportati, per quanto estremamente dinamitardi e costanti in certe fasi, danno un certo sprint al ritmo stesso del narrato, creando una continua tensione nel lettore, un affanno quasi, che lo porta a mangiarsi le oltre quattrocento pagine scritte più che a leggerle.

Un altro aspetto prevalente che un po’ ricorre nelle precedenti pubblicazioni delle autrici che abbiamo letto in passato, è la dicotomia tutta femminile, laddove due personaggi apparentemente diversi tra loro trovano delle assonanze e, soprattutto, si ritrovano a intersecare la loro storia in più occasioni, mostrando la fragilità ma anche la forza dell’essere donna. E questo credo sia l’impatto più potente incarnato in questo caso da Cecilia e Lisbeth, che si sostengono a vicenda, spesso anche completandosi.

La narrazione scivola veloce e scorrevole in ogni sua fase, la cura del testo, così come della cornice ambientale, è tale da rendere la lettura interessante e piacevole.
Per questo Contrabbandieri d’amore è una lettura versatile: compensa il desiderio di un lettore esigente e si dedica a raccontare la vita delle persone con cognizione di causa, generando effetti in chi legge, facendo maturare idee e vicinanza anche a chi ci appare lontano.
Di sicuro il senso con cui viene descritta la diversità a l’integrazione tra differenti mondi diventa la sintesi ultima dell’essere tutti quanti un bagaglio umano da portarsi appresso: quello che siamo e ciò che possiamo diventare, tutti aspetti che rimangono per me prevalenti di questa esperienza di lettura.

Giudizio:

e mezzo

 

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