“Le colpe dei padri”: recensione di Lia Winchester

“…Ciò che mi ha colpita maggiormente di questo romanzo è l’ambientazione: è un western (in quanto a tematiche e stile di vita), ma allo stesso tempo è un romanzo moderno. Ambientato sì in Wyoming – con tanto di tori da competizione, mucche gravide, pascoli sconfinati, terre da curare e torte di mele – ma siamo ai nostri giorni, e quindi possiamo vedere i protagonisti parlare al cellulare, navigare in internet, temere un avvelenamento da uranio nel terreno e così via. L’ambientazione svolge un ruolo chiave, anche se non sempre palese al lettore, questo perché in ogni frase del romanzo sono contenuti un riferimento o una parola che ci fanno immaginare perfettamente gli odori, i suoni, la calura di mezzogiorno, il fresco dei temporali e così via. Una cura nei dettagli maniacale, tanto che viene da pensare che le autrici ci siano state davvero, in un allevamento del Wyoming.

I personaggi, poi, sono dei piccoli capolavori: tridimensionali, con pregi e difetti evidenti. Nessuno di loro è perfetto, anzi, si potrebbe dire che ognuno di loro è imperfetto. Gli errori del passato si accumulano a quelli del presente, si sommano gli uni agli altri. Sono pochi quelli che riescono a farsi perdonare e che riescono a loro volta a perdonare se stessi. Quelli costruiti da Laura Costantini e Loredana Falcone sono personaggi talmente umani che sembra quasi di conoscerli davvero, in carne e ossa. Alcuni di loro li ho amati alla follia (come Jemie Lee, ma anche Elliot), altri li ho odiati con ogni fibra del mio essere (Russell, ma anche la stessa Babe)…”

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